Una prospettiva filosofica ed esoterica sui concetti di bene e male nell’ipotesi di una duplice natura umana: biologica e coscienziale

Elucidiamo i concetti di bene e male partendo da un’analisi di come sono stati compresi in ambito filosofico ed esoterico, considerando anche le tradizioni meno familiari. Nel farlo, sottolineiamo l’importanza di osservare che i processi naturali sono retti da tre “forze”: creativa, conservativa e distruttiva, e che il concetto di male può assumere significati differenti da quelli ordinariamente percepiti, a seconda della prospettiva, più o meno unitaria, che viene adottata. Altro elemento chiave nella nostra analisi, l’ipotesi, propria alla visione dell’esoterismo, che il nostro universo materiale rappresenterebbe solo una di numerose altre dimensioni esistenziali, in grado di ospitare vita intelligente. Riteniamo infatti che solo avvalorando questa ipotesi i concetti di bene e male possono essere pienamente compresi, considerando cioè che l’essere umano è dotato di due DNA distinti. Il primo lo lega alle leggi biologiche, mentre il secondo lo apre alla sperimentazione di leggi coscienziali che le superano. Il bene esprime allora quella tendenza nel volersi liberare dalle leggi biologiche, proprie al regno animale, per accedere, liberamente e consapevolmente, a delle leggi superiori, proprie al regno coscienziale, mentre il male esprime esattamente la tendenza opposta.

Una prospettiva scientifica sull’eterna lotta tra il bene e il male nel viaggio irreversibile della materia-vita-cultura e della sua evoluzione

Seguendo le orme di Schrödinger, proponiamo una visione unificata della materia, della vita e della cultura umana, con particolare attenzione al ruolo svolto dalla seconda legge della termodinamica e dalla separazione primordiale tra materia e antimateria. Così facendo, mettiamo in evidenza la fragilità del bene (costruzione, ordine) e la robustezza del male (distruzione, caos) quando si fronteggiano localmente e contestualmente all’interno di un medesimo strato di realtà, e il potere del bene rispetto alla debolezza del male quando si oppongono a livello storico globale, cioè entro la struttura temporale che include tutti gli strati del reale e che risulta dalle scelte irreversibili fatte dalla materia, dalla vita e dalla cultura umana, nel corso della loro evoluzione. Dalla visione unificata che proponiamo, emerge la possibilità di un’ontologia della morale e una chiara demarcazione tra i principi del bene e del male, conferendo un valore spirituale, solitamente non identificato, nelle sfide cui è sottoposto l’essere umano nella sua esistenza quotidiana.

Commento all’articolo di Aerts & Sassoli de Bianchi

Ho letto con interesse l’articolo di Aerts e Sassoli de Bianchi, che tra l’altro avevo già letto a suo tempo nella versione precedente in inglese, nell’antologia curata da Shyam Wuppuluri e Ian Stewart, alla quale ho avuto il piacere di contribuire anch’io. Qui di seguito alcuni miei commenti.

La traccia di una speranza. Risposta al commento di Leonardo Chiatti

Ringrazio di cuore Leonardo Chiatti per il suo interessante commento critico. Sono naturalmente d’accordo con lui quando ribadisce che “un rampicante che soffoca un albero non è il male: è un rampicante che soffoca un albero”. Questo non significa, però, che osservando la lotta tra l’albero e il rampicante non sia possibile scorgere, se ampliamo la nostra prospettiva, i riflessi di un combattimento più vasto e antico, di portata possibilmente cosmica, che costella il viaggio irreversibile della materia-vita- cultura e la sua evoluzione.

Quando allontaniamo il rumore possiamo sentire la musica. Risposta al commento di Leonardo Chiatti

Innanzitutto, vorrei ringraziare Leonardo Chiatti per il suo interessante commento al nostro articolo. Nel frattempo, ho letto anche la risposta dettagliata del mio coautore, Massimiliano Sassoli de Bianchi, e concordo pienamente con le sue argomentazioni. Vorrei rispondere brevemente anch’io, raccontando qual è la base speculativa su cui poggia la storia che riportiamo nel nostro lavoro.

Riflessioni sulla natura del cosiddetto male alla luce delle conoscenze esoteriche orientali ed occidentali

Il concetto di “male” è lungi dall’essere ben definito, e sia la filosofia che la religione hanno mancato di fornirne delle accezioni universali. Anche il pensiero esoterico, in alcuni ambiti, non sembra fornire descrizioni adeguate. Nella nostra analisi, partiamo dai concetti di “essere” ed “esistenza”, osservando come differiscano a seconda del punto di osservazione. Descriviamo aspetti di armonia musicale e, parlando di dissonanze, come queste siano il naturale prodotto della vibrazione originaria. Offriamo quindi una breve spiegazione di cosa sono le leggi e cosa invece i principi, per giungere poi a discutere dell’origine del “male” da un punto di vista esoterico. A tal fine, forniamo una succinta analisi del principio Solare, attraverso cui si compie il cammino di evoluzione, e dei principi e leggi ad esso connessi. La nostra ipotesi è che l’esistenza del “male” sia causata da una fondamentale dissonanza, e che le leggi esistenti non siamo adeguate a un cammino di ricerca non basato sul principio di Conoscenza.

Il Male o i mali? Una prospettiva storico-sociale

Questo articolo nasce dalla necessità, avvertita dall’autrice, di risalire a una definizione di “Male” senza passare attraverso l’accettazione di premesse fideistiche o di conoscenze metafisiche dirette, ma non direttamente trasferibili, che uno specifico autore afferma di avere. Ci sembra, infatti, che la ricerca di conoscenza debba svolgersi in tutte le direzioni possibili, riconoscendo ad ogni passo che non si possiede la certezza della validità assoluta di nessuna prospettiva e concedendosi la libertà di operare tentativi di deduzione della verità da tutte le angolazioni disponibili.

Il male psicologico

Il presente articolo intende esplorare il tema del male da un punto di vista psicologico, prendendo in esame il pensiero Carl Gustav Jung e la letteratura successiva. Si cercherà di comprendere più intimamente e da vicino la questione del male, per l’importanza che riveste individualmente nelle nostre vite, a partire da un pensiero che è complesso, profondo e trasversale. Partendo da un inquadramento teorico della psicologia del profondo, con la sua definizione di psiche e di statuto epistemologico, si tratteranno i punti chiave della prospettiva junghiana: la teoria dell’inconscio collettivo e degli archetipi. Si ragionerà sulla questione del male nel vissuto psicologico tra etica (il “peccato”) e metafisica (il “karma”), per poi analizzare il concetto di Ombra come archetipo nell’esperienza analitica.

Un’indagine poetica sul concetto di male e sul suo anteposto, il bene

Le mie riflessioni sul tema di questo Numero 27 di AutoRicerca, il Male (e come suo anteposto, il Bene), partono da questa mia prima considerazione personale. Per quanto mi riguarda, non ritengo sia una mera possibilità, ma un fatto, quello di una duplice natura umana (potrebbe essere addirittura molteplice, chissà), sia biologica che coscienziale, perché mi è sempre venuto spontaneo, sin da bambina, inglobare alla mia natura prettamente fisica, una specie di componente che la trascende e che “è” anche oltre il pensiero, la mente, le emozioni e, per l’appunto, il corpo materico.

L’equanimità come indice dello stato di avanzamento del lavoro interiore

L’equanimità nel buddismo è considerata un sentimento assai rilevante, per i tibetani in particolare. Assieme ad amore, compassione e gioia, è uno dei quattro incommensurabili. Rappresenta in generale un atteggiamento di equidistanza dai poli della dualità bene-male e si manifesta attraverso un sentire scevro sia da attaccamento che da avversione. Qualcuno, con altre parole, la definì centratura. Una qualità basilare per un ricercatore ed anche una sorta di competenza trasversale, che può aprire a scenari caratterizzati da più profonde ed armoniche possibilità esperienziali. In quest’ottica, la si può anche intendere come un fedele indicatore dello stato di avanzamento del lavoro su di sé. Nel vissuto non è un sentimento che si possa improvvisare, soprattutto quando le sollecitazioni esterne si fanno significative e dunque l’essere umano, nei momenti di difficoltà apicali, non potrà che esprimere ciò che realmente è, e ciò che ha veramente realizzato. In questo breve scritto, partendo da un aneddoto, offro qualche spunto di riflessione, per focalizzare alcune strategie volte a sviluppare tale qualità interiore.

Per comprendere il male è necessario comprendere come funziona la mente

Il male è la manifestazione di formazioni mentali (samskara) negative che giacciono nella nostra coscienza deposito, in forma di semi (bija). Nel Buddhismo Zen la mente è suddivisa in quattro coscienze: la coscienza mentale, la coscienza sensoriale, la coscienza deposito e la coscienza manas. Per limitazioni di tempo e spazio, in questo scritto ci concentreremo sulla coscienza mentale e sulla coscienza deposito.

Il male della mia omertà

Tramite il suo invito, M (l’editore) mi ha posto questa domanda: "Il Male, cos’è per te, Patrizia?" "Per me? Cioè stando a me, Patrizia?" La mia reazione immediata è stata quella di scappare, eludere, chiudere gli occhi, dormire, sorridere, sparire... simultaneamente piombata tra vuoto e nebbia, tra paralisi e assenza. Se mai Patrizia fosse stata davvero un "io", in quel momento non c’era più!

Torastra

Torastra passeggiava ai margini del bosco. Lì incontrò uomini provenienti dalla radura. Erano suoi amici. "Vieni Torastra, vieni con noi. Abbiamo faticato e in compenso ci è stato donato del tempo. Vogliamo usarlo insieme, perché insieme è bello. Oh Torastra. Tu che non ti sei mai unito a noi, tu che sei nuovo a ogni cosa, vieni con noi, e noi ti mostreremo le meraviglie del nostro mondo. Che fai tu quando il sole ti tradisce Torastra? Come vivi quando l’oscurità regna? Come ti svegli al sopraggiungere del mattino? Vieni con noi Torastra, e conoscerai un’altra via. Vieni con noi, perché noi non vogliamo spiegartela o narrartela: noi te la vogliamo mostrare". Torastra sentì che ciò che dicevano era bello e giusto, e si unì a loro in silenziosa gratitudine...

La gola delle ombre

Il mondo è un masso in caduta e io mi aggrappo alla sua ombra. Con questo sogno iniziò una primavera quando caddi in una tristezza inconsolabile. Non fu la prima volta ma fu la più grande. Con poco successo cercai la fonte di questo evento. Era certo il peso degli anni passati e il fatto che non sapevo che somme tirarne. La mia vita poteva concludersi in mille modi e in ogni momento. Il peggio era proprio che non lo faceva. Tutte le ore inconcludenti della mia esistenza fortuita mi scivolavano tra le dita.